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Pensate ad alcuni dei velivoli più iconici nella storia dell'aviazione: il "Wright Flyer" del 1903, la prima macchina ad aver effettuato un volo controllato a propulsione autonoma ai comandi dei fratelli Wright, oppure lo "Spirit of St. Louis", il Ryan NYP utilizzato nel 1927 da Charles Lindberg per la prima traversata atlantica senza scalo in solitario, o ancora l"Enola Gay", il B-29 che ha sganciato la prima bomba atomica su Hiroshima nel 1945, oppure il North American X-15, il primo velivolo a superare i 100 Km di quota e i 7000 Km/h di velocità.

Esiste un museo che ospita tutti questi velivoli e molti (molti) altri ancora: è il NASM - National Air and Space Museum, e si trova a Washington DC. Il NASM nasce nel 1946 come National Air Museum con un atto del Congresso statunitense reso esecutivo dal Presidente Harry Truman ed è parte dello Smithsonian Institution, il complesso di musei, centri educativi e di ricerca creato già dalla metà del 1800 dal Governo americano "per incrementare e diffondere la conoscenza".

Inizialmente il museo non aveva una sede propria e parte degli allora già numerosi esemplari acquisiti o donati dalle forze armate americane e che includevano anche prede belliche risalenti al primo conflitto mondiale furono esposti precedentemente nello "Arts and Industries Building", edificio di prorietà dello Smithsonian, che si trova tuttora alle spalle della sede storica dell'Isttituzione, lo "Smithsonian Castle" sul National Mall, a Washington.

Tuttavia, la rapida crescita della collezione con l'arrivo di numerosi esemplari acquisiti alla conclusione del secondo conflitto mondiale e il limitato spazio espositivo a disposizione che impediva l'accesso del pubblico a gran parte di essa, rese necessario trovare una sede più consona.

Il Museo aveva oltretutto la necessità di trovare spazi che permettessero la conservazione ed il restauro del materiale prima dell'esposizione. Fu quindi individuata dall'allora curatore del museo, Paul E. Garber, un'area adatta alla costruzione di una struttura apposita (che ne prenderà successivcamente il nome) a circa un chilometro e mezzo a sud-est di Washington, a Suitland (MD).

Come sede espositiva fu invece individuato un edificio nelle immediate vicinaze del Campidoglio, sempre sul National Mall, che originariamente ospitava l'armeria della città e che fu adibito ad ospedale durante la Guerra Civile americana.

I lavori per il completo rifacimento della struttura e la nuova destinazione d'uso per quello che, a seguito della corsa per lo spazio iniziata nei tardi anni Cinquanta, era nel frattempo stato rinominato National Air and Space Museum, termineranno nel 1976 giusto in tempo per il Bicentenario dell'Indipendenza degli Stati Uniti.

L'inaugurazione della nuova sede avviene il 1 Luglio di quell'anno, sotto la guida di Michael Collins (uno dei tre astronauti dell'Apollo 11, insieme ad Armstrong ed Aldrin) che ne è stato il Direttore dal '71 al '78.

Negli anni successivi il Museo ha visto una ulteriore crescita con l'aggiunta di nuovi padiglioni che hanno aumentato l'area espositiva, ma è solo nei primi anni Duemila che si arriva ad un ulteriore e più sostanziale incremento degli spazi a disposizione, con la costruzione di una sede aggiuntiva.

Nel 1999 infatti, per trovare adatta collocazione agli esemplari di maggiori dimensioni, agli innumerevoli altri velivoli e al materiale conservato presso il "Paul E. Garber Preservation, Restoration and Storage Facility" di Suitland, altrimenti non accessibili al pubblico, una ingente donazione di 65 milioni di dollari da parte di Steven F. Udvar-Házy (il co-fondatore della società di leasing aeronautico ILFC - International Lease Finance Corporation) permise l'acquisto di un area di circa 71000 Mq individuata nelle immediate adiacenze dell'aeroporto di Washington Dulles, a Chantilly (VA).

La progettazione della nuova struttura, che prenderà il nome dal suo generoso donatore, viene affidata allo studio Hellmuth, Obata + Kassabaum, che aveva già disegnato la sede di Washington. Il nuovo complesso museale, che consta di due enormi hangar denominati "Boeing Aviation Hangar" e "James S. McDonnell Space Hangar" direttamente collegati con una taxiway alle vie di rullaggio dell'aeroporto, viene inaugurato nel 2010.

Ai due hangars si aggiungono la "Donald D. Engen Observation Tower" (una struttura panoramica in tutto simile ad una torre di controllo che permette di osservare i movimenti del vicino aeroporto di Dulles) e, grazie ad una successiva donazione di 6 milioni di dollari da parte di Airbus America Inc. ricevuta nel 2008, una nuova struttura che ospita il "Mary Baker Engen Restoration Hangar", un'ampio capannone che permette di spostare dal sito di Suitland anche le attività di restauro dei velivoli, lo "Emil Buehler Conservation Laboratory", destinato alla sviluppo di nuove tecniche di restauro, gli archivi e un'area dedicata alla ispezione preliminare dei nuovi reperti destinati al Museo.

Nel 2018 le due sedi del Museo di Washington e Chantilly arrivano complessivamente ad ospitare 6,2 milioni di visitatori, facendo del NASM il quinto più visitato museo al mondo e nello stesso anno inizia un programma di completo rinnovamento della sede cittadina di Washington (che non subiva interventi conservativi dalla sua inaugurazione nel 1976), che, tuttora in corso, terminerà solo nel 2025. E' recentissima (14 Ottobre 2022) la riapertura dell'ala ovest che ha visto la riorganizzazione e l'apertura di otto nuove sale, del Planetarium, del gift shop e del nuovo Mars Cafè, mentre contemporaneamente è stata chiusa l'ala est della struttura, che nei prossimi due anni riceverà un analogo, totale restyling.

Le nuove sale sono state riorganizzate secondo criteri moderni e in aggiunta all'esposizione di nuovo materiale sono cresciute esponenzialmente le possibilità di interazione del pubblico con il materiale esposto. Strizzando l'occhio soprattutto ai giovani, in parallelo alla parte prettamente storica si aggiunge anche un percorso dedicato alle fantascienza, nello specifico nel cinema e nella televisione.

Così, se in una galleria è possibile ammirare il modulo di comando originale della missione lunare dell'Apollo 11 e la tuta spaziale appartenuta a Neil Armstrong, in un'altra si può trovare lo X-Wing in scala 1:1 realmente utilizzato nelle riprese del blockbuster "Star Wars: The Rise of Skywalker" insieme con numerosi altri oggetti di scena.

La quantità di velivoli (si arriverà ad esporne trecento nel solo sito di Chantilly) e di materiale presente nelle due sedi è tale da non poter certo essere condensato e illustrato nello spazio di un breve articolo, tuttavia non possiamo non menzionare alcuni tra i più interessanti esemplari esposti, che speriamo diano un'idea dei tesori aeronautici custoditi nelle sale di questo enorme complesso museale.

La sede di Washington, data la sua collocazione cittadina e la relativa limitatezza dello spazio a disposizione, ospita tendenzialmente esemplari di minori dimensioni (con le dovute eccezioni, vista ad esempio la presenza della sezione anteriore di un B747) e coinvolge il visitatore con un percorso articolato in gallerie che partendo dagli albori dell'aviazione, come quelle dedicate ai primi veleggiatori e successivamente all'originale "Wright Flyer" del 1903, illustra l'evoluzione della tecnologia e la progressiva conquista dei cieli, partendo dai pionieri del volo per arrivare alle moderne imprese spaziali.

Splendida in questa ottica la galleria dedicata ad Amelia Earhart, con l'esposizione di materiale originale appartenuto alla leggendaria aviatrice e del Lockheed "Vega" da lei pilotato.

Si prosegue con l'evoluzione della tecnica nel corso delle guerre mondiali, con una ampia sezione dedicata ai principali velivoli da caccia dell'ultimo conflitto, tra cui spicca uno splendido Macchi C.202 "Folgore" nella mimetica desertica adottata dai nostri velivoli per le campagne d'Africa, per poi procedere con l'esplorazione di temi specifici come la velocità o i benefici sulla vita di ognuno di noi dello sviluppo del trasporto aereo che si ricollegano narrativamente alla presenza dei velivoli di maggiori dimensioni esposti in questa sede, come un'immacolato Ford "Tri-Motor" donato dalla American Airlines o un raro Boeing 247D, velivolo che per primo ha introdotto importanti innovazioni tecniche come il meccanismo di modifica del passo delle eliche ed un rudimentale sistema pneumatico di sghiacciamento delle ali.

Altre esposizioni celebrano il mondo dell'aviazione generale e la libertà di spostamento che essa rappresenta, con la presenza di velivoli come il bireattore executive Learjet o i diffusissimi monomotori Cessna, usati per turismo e negli aeroclubs di tutto il mondo.

Si passa poi allo spazio, con gallerie dedicate ai principali programmi spaziali e l'esposizione di materiale interessantissimo, dall'LM-2, il secondo esemplare di LEM (il modulo utlizzato per la discesa sulla Luna dalle missioni Apollo) che avrebbe dovuto essere impiegato nei test orbitali, ai moduli di comando dei programma Gemini e Mercury fino agli equipaggiamenti, alle tute e perfino agli indumenti, come il caratteristico panciotto bianco che il Capo della Divisione Controllo di Volo della NASA "Gene" Kranz indossava durante la crisi dell'Apollo 13 (se avete visto il film omonimo o i filmati originali dell'epoca, sapete esattamente di cosa stiamo parlando).

Se la sede cittadina di Washington del NASM è strutturata in gallerie tematiche, l'enorme sede di Chantilly è invece suddivisa in tre aree distinte: una prettamente aeronautica, ospitata nel "Boeing Aviation Hangar", una spaziale, ospitata nel "James S. McDonnell Space Hangar" ed una riservata al restauro degli esemplari esposti, all'interno del "Mary Baker Engen Restoration Hangar". Quest'ultima per ovvi motivi non è direttamente accessibile al pubblico, che però può osservare i lavori in corso d'opera da una ampia vetrata situata al primo piano della struttura.

La collezione aeronautica dello "Steven F. Udvar-Házy Center" è impressionante, e spazia dai velivoli che hanno partecipato al primo conflitto mondiale, fino ai più recenti prototipi di macchine attualmente in produzione, come quello dello X-35B, la versione a decollo corto e atterraggio verticale dello F-35 "Lightining II".

Tra gli esemplari più impressionanti, non solo per le dimensioni, lo SR-71 "Blackbird" che accoglie i visitatori all'interno della struttura, un Concorde appartenuto alla Air France, l'unico Boeing 307 "Stratoliner" rimasto al mondo, il prototipo del "Dash 80", da cui è derivata la famiglia del C-135 militare e del B707 civile, e un notevole C-121, la versione militare del Lockheed L-1049 "Super Constellation". Ma è probabilmente la parte dedicata ai velivoli risalenti al secondo conflitto mondiale che lascia a bocca aperta per l'estrema rarità di alcuni degli esemplari presenti.

Tra questi, l'unico esemplare sopravvissuto di Dornier Do.335 "Pfeil" ("Freccia", soprannome non casuale dato che poteva raggiungere l'incredibile velocità di 765 Km/h), un caccia pesante tedesco bimotore con eliche "push and pull" realizzato nelle ultimissime fasi della guerra in soli 38 esemplari, o l'altrettanto raro Arado Ar.234B "Blitz", unico esemplare rimasto al mondo del primo bombardiere a getto della storia.

Rarissimi anche i velivoli provenienti dal fronte del Pacifico, tra cui l'unico esemplare sopravvissuto al mondo di idrovolante giapponese Aichi M6A "Seiran", costruito in soli 28 esemplari e specificatamente progettato per l'impiego da speciali sommergibili "portaerei", e un velivolo "kamikaze" a razzo Yokosuka MXY-7 "Ohka".

Non ci si può non soffermare anche sulla presenza dell'"Enola Gay", il Boeing B-29 dal quale il 6 Agosto 1945 fu sganciata la prima bomba atomica, soprannominata "Little Boy", su Hiroshima. Il velivolo è arrivato presso la sede di Suitland del NASM nel 1961 per un restauro iniziato nel 1984 e conclusosi solo nel 2003, dopo numerose polemiche e controversie dato il significato storico e simbolico di questo specifico esemplare, sfociate anche in atti di vandalismo che hanno costretto il Museo a dotarlo di particolari misure di sicurezza atte a prevenire ulteriori tentativi di danneggiamento.

Altrettanto spettacolare la rappresentanza di mezzi dedicati alla corsa allo spazio. Il "James S. McDonnell Space Hangar" è infatti dominato da uno dei tre "Space Shuttle" sopravvissuti, il "Discovery", che alla conclusione del programma e dopo il pensionamento della flotta ha sostituito nel Museo l'"Enterprise" (che è stato a sua volta ceduto all'"Intrepid Sea-Air-Space Museum" di New York), il prototipo della navetta privo di motori, utilizzato per i test di discesa planata durante lo sviluppo del programma, che non è mai andato nello spazio.

Nutritissima anche la rappresentanza di capsule di rientro dei principali programmi spaziali americani, satelliti, razzi e perfino mezzi di servizio, come uno degli emblematici bus metallici utilizzati per trasportare gli astronauti della NASA fino alla rampa di lancio negli anni '60, e non mancano le curiosità, come il modello originale dell'astronave madre aliena utilizzato per le riprese del film "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo" di Steven Spielberg.

Come avrete capito, non vi basterà solo qualche ora per esplorare il NASM, tuttavia se avrete la possibilità di recarvi a Washington, una visita ai due siti è irrinunciabile. La sede cittadina si trova sul National Mall, nelle immediate vicinanze del Campidoglio ed è comodamente raggiungibile, mentre la sede di Chantilly è invece adiacente l'aeroporto internazionale Dulles, quindi raggiungibile in auto o con i mezzi pubblici direttamente dal centro città.

L'ingresso è gratuito per tutte e due le strutture (è a pagamento solo il parcheggio della sede di Chantilly, se arrivate in macchina) ma per la sede cittadina è necessaria la prenotazione anticipata, comunque gratuita, in quanto dopo gli attentati del 2001 e data la posizione nelle immediate vicinanze del Congresso si vogliono evitare file o assembramenti all'esterno del Museo per motivi di sicurezza. Come accennato nel corpo dell'articolo ricordiamo che al momento nella sede cittadina sono in corso importanti lavori di ammodernamento che ne limitano sensibilmente la capacità di accoglienza e che una parte delle gallerie non saranno visitabili ancora per i prossimi due anni, con la conseguenza che alcuni dei velivoli illustrati in questo articolo potrebbero quindi non essere visibili al momento della vostra visita. Per i programmi e tutte le informazioni più aggiornate vi invitiamo come sempre a visitare direttamente il sito ufficiale del Museo: https://airandspace.si.edu/

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La Redazione di AvioRep.it desidera ringraziare il National Air and Space Museum, nella persona di Alison Wood, Deputy Director of Communications, per le autorizzazioni concesse alla pubblicazione del materiale fotografico presente in questo articolo.

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